lunedì 15 giugno 2015

ALBEROBELLO ED I SUOI TRULLI

Il nostro viaggio transcontinentale fa tappa in Italia, ad Alberobello. La cittadina in provincia di Bari è famosa in tutto il mondo per le costruzioni che la caratterizzano: i trulli.
La nascita dei primi trulli risale all'epoca preistorica, quando, nella Valle d'Itria, cominciarono a diffondersi i tholos, costruzioni a volta con lo scopo di seppellire i defunti.
I trulli più antichi di Alberobello sono datati XIV secolo: Roberto d'Angiò, principe di Taranto e re di Napoli, assegnò al Conte di Conversano queste terre disabitate come premio per i servizi resi durante le Crociate. La zona venne popolata di nuovo e furono fondati nuovi villaggi, come quello di Noci.
La costruzione a secco (senza malta) dei trulli venne imposta ai nuovi coloni di modo che le abitazioni potessero essere smantellate in fretta per evitare le tasse sugli insediamenti imposte dal Regno di Napoli. La maggior parte degli storici crede che questa tecnica fosse obbligata anche per le condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea.
A metà del XVI secolo quest'area era occupata da una quarantina di trulli ma fu solo nel 1620 che Alberobello si separò dalla vicina Noci, acquisendo una propria autonomia. Nel 1797 il villaggio ottenne il titolo di città reale dal Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone. 
La pianta del trullo è approssimativamente circolare con gli ambienti interni distribuiti intorno al vano centrale. 
Lo spessore delle mura e la scarsa presenza di finestra assicurano un ottimale equilibrio termico: calore in inverno, freschezza in estate.
Il tetto è composto da una cupola di lastre calcaree orizzontali, le chianche, posizionate in serie concentriche.
La chiave di volta è decorata con motivi di carattere spirituale o propiziatorio.
In molti dei trulli è presente un cornicione sporgente dal tetto utilizzato per la raccolta delle acque piovane in apposite cisterne.
Dal 1996, i trulli di Alberobello sono beni protetti dall'UNESCO.







domenica 14 giugno 2015

LE SCULTURE MISTERIOSE: I MOAI

Da almeno un secolo gli studiosi di tutto il mondo stanno cercando di scoprire l'origine e il significato di gigante sculture monolitiche: i Moai, situati nell'Isola di Pasqua (Cile).
I moai sono statue monolitiche, scavate da un unico blocco di tufo vulcanico. Alcune di loro hanno in testa una specie di cappello rossastro (che rimanda alle acconciature antiche dell'isola), ricavato da un altro tipo di tufo. 
Sul dorso delle statue sono incisi simboli in rongorongo (scrittura tipica del luogo), che probabilmente indicano l'identità dell'artista o il proprietario dell'opera.
I moai sono alti dai 2,5m ai 10m. Questi ultimi pesano dalle 75 alle 86 tonnellate.
Venivano scolpiti direttamente nelle cave, sdraiati a faccia in su. Successivamente venivano staccati e trasportati sulla costa dove altri operai terminavano il lavoro. Il viaggio durava anche un anno ma non ci è chiaro come avvenisse. L'ipotesi più accreditata corrisponde alla più suggestiva: il moai sarebbe stato trasportato in posizione eretta e questa idea rispecchia la tradizione orale che vuole che i moai raggiungessero la loro destinazione camminando. 
In realtà, lo studioso Thor Heyerdahl, nel 1955, dimostrò come il trasporto fosse possibile con l'uso di corde e pali in pochi giorni ad opera di una squadra di qualche decina di persone.
I moai hanno tutti un aspetto simile: labbra serrate, mento in alto, atteggiamento che suscita rispetto e autorità. Oggi le orbite degli occhi sono vuote ma prima avevano una pupilla di ossidiana circondata da una sfera di corallo bianco.
Ci sono 1000 moai conosciuti sull'isola, quasi tutti ricavati da un tufo basaltico del cratere Rano Raraku. La particolarità di tale roccia è quella di essere particolarmente tenera, a differenza del basalto vero e proprio.
I cappelli, invece, sono stati ricavati da un tufo rossastro proveniente dal cratere di Puna Pau, distante circa 10km dal precedente.
Sebbene noi possiamo osservare solo le teste, molti moai hanno anche spalle, braccia e torsi che sono stati pian piano sotterrati dalla terra circostante.
L'origine e i costruttori dei moai sono ancora da individuare. La teoria più comune è che le statue siano state scolpite dai polinesiani a partire dall'anno 1000 d.C. 
Secondo le tradizioni orali, i moai sono stati costruiti per augurare benessere e prosperità dove volgono lo sguardo. Per questo nell'isola di Pasqua molti di essi sono rivolti verso il mare, per auspicare una pesca abbondante.
Le statue più piccole, invece, sembrerebbero essere le rappresentazioni degli antenati defunti o di importanti personaggi della comunità, a cui vennero dedicate come segno di riconoscenza.
I moai sono costati molto agli abitanti polinesiani: la grande richiesta di legno (utile a costruire rulli di legno per trasportarli) ha portato al totale disboscamento dell'isola. 
Le antiche leggende dell'isola parlano di un capo clan in cerca di una nuova casa. Il posto prescelto fu proprio l'isola di Pasqua. Alla sua morte, l'isola venne divisa tra i suoi figli. Ad ogni morte di un capo di uno dei clan, un moai veniva posto sulla tomba dei capi. Gli isolani credevano che queste statue avrebbero catturato i "mana" (poteri soprannaturali) del capo, oltre a favorire la protezione degli dei. Credevano anche che mantenendo i mana sull'isola, si sarebbero verificati eventi propizi, come la caduta della pioggia. 
Dal 26 aprile al 9 maggio 2010 un moai alto più di 5m e pesante 17 tonnellate doveva essere trasportato a Parigi in esposizione al Palazzo delle Tuileries ma l'iniziativa non ha avuto successo in quanto l'89% degli abitanti dell'isola, attraverso un referendum, ha respinto 'idea.
Un moai moderno si trova a Vitorchiano, creato nel 1987 da undici indigeni maori invitati da una trasmissione RAI. La scultura, ricavata da un enorme blocco di peperino, pesa quasi 30 tonnellate ed è alta circa 6m.
Nel 1999 il moai "Angelito" è stato portato dall'isola di Pasqua ad Amburgo; un alto moai, l'Hoa Hakanania'a, si trova al British Museum di Londra.






venerdì 12 giugno 2015

LA PERLA DELLE ALPI: IL LAGO DI BRAIES

La gente del luogo lo chiama "perla delle Alpi" per i suoi colori mozzafiato e il panorama intorno spettacolare. Stiamo parlando del Lago di Braies, che gli appassionati di montagna conosceranno bene. 
Geografia
Come vedete dall'immagine sopra, il lago giace ai piedi di un'imponente montagna, la Croda del Becco (2810m). Si trova all'interno del parco naturale Fanes-Sennes-Braies.
Ha un'estensione di circa 31 ettari, una lunghezza di 1,2 km e una larghezza che varia dai 300 ai 400 metri. E' il lago più profondo della provincia di Bolzano con ben 36m di massima e 17 di media. 
Il lago è di origine franosa: si è creato dallo sbarramento del Rio Braies a causa di una frana staccatasi dal Sasso del Signore.
E' il punto di partenza dell'Alta Via n°1 delle Dolomiti, "La Classica", che arriva fino a Belluno.
Cronologia del nome
Nel 1296 è conosciuto come Hunz an den Se, nel 1930 come Praxersee, nel 1440 come See in Prags, nel 1620 come Pragsersee, nel 1885 come Pragser Wildsee. Il nome italiano "lago di Braies" compare per la prima volta nel 1940.
Percorsi per tutti
E' possibile effettuare un giro attorno alle rive del lago. Sulla sponda occidentale è piano e lago, su quella orientale ripido e stretti, con alcune scalinate. Nonostante ciò è una passeggiata alla portata di tutti (ve la consiglio assolutamente). Il panorama sotto la Croda del Becco è sensazionale. In inverno questi sentieri rimangono chiusi causa valanghe ma è comunque possibile effettuare il giro visto che la superficie è completamente ghiacciata.

Storia
Il nome del lago è legato alla Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, una porzione del territorio italiano (compreso il Trentino) fu annessa al Reich nazista.Nell'aprile del 1945 i nazisti fecero prelevare dai diversi campi di concentramento tedeschi i personaggi politici più in vista, facendoli concentrare a Villabassa (in val Pusteria) con la speranza di poterli scambiare con la propria incolumità, trattando con gli americani. Le trattative fallirono. Ne approfittarono le SS stanziate in Italia che poterono scambiare la resa e la vita dei personaggi sopracitati. I 137 ostaggi vennero liberati il 4 maggio 1945 proprio presso il Lago di Braies.
Altra vicenda storica legata a questo posto è la morte di sette alpini a causa di una valanga staccatasi lunga la valle di Braies.
Leggenda
La leggenda narra che la vallata di Braies fosse abitata da alcuni selvaggi di brutto aspetto che custodivano l'oro nelle montagne. Per queste figure l'oro era prezioso per il suo splendore ma li rendeva duri nell'animo.
Quando apparvero nella valle alcuni allevatori con il bestiame, le figure selvagge regalarono loro alcuni oggetti d'oro. Gli allevatori, vedendo tanta abbondanza, divennero avidi ed iniziarono a rubare la materia prima ai selvaggi.
Questi ultimi decisero di impedire agli allevatori di raggiungere le montagne e fecero sgorgare alcune sorgenti d'acqua, che crearono a valle il lago di Braies per creare un'ostacolo insormontabile.
Filmografia
Nell'estate 2010, sulle sponde del lago di Braies, è stata girata la serie televisiva "Un passo dal cielo", trasmessa dai Rai 1 nel 2011, incentrata sulla vita di Pietro (Terence Hill), comandante del Corpo forestale di San Candido, paese che nelle vicinanze del lago. Nell'estate del 2012 è stata girata la seconda serie della fiction. La palafitta che vedete nella foto sopra è l'abitazione estiva di Pietro.
Sport
Dal 2012 si tengono delle competizioni di curling sulla superficie ghiacciata del lago durante la stagione invernale.










ATLASOV: L'ISOLA VULCANO CON UNA STORIA DA RACCONTARE

Non è forse l'isola più famosa del mondo, ma ha certamente una storia da raccontare. Stiamo parlando dell'isola di Atlasov, la più a nord dell'arcipelago delle Curili, situato in Russia nella regione di Oblast.
L'isola fu scoperta nel XVII secolo dall'esploratore russo Vladimir Atlasov, del quale prende il nome.
Atlasov ha forma circolare ed è composta da rocce vulcaniche. Assomiglia all'italiana Stromboli ma sono le dimensioni a fare la differenza. E' costituita essenzialmente dal cono del vulcano Alaid, alto ben 2339m, la cui ultima eruzione risale al 1981. Per ovvie ragioni morfologiche, l'isola è disabitata.
Le popolazioni locali, Itelmeni e Ainu, hanno costruito leggende intorno alla forma perfetta del cono del vulcano, riprese poi dall'esploratore russo Stepan Petrovich Krasennikov. La storia narra che il vulcano in precedenza era collocato nella vicina penisola della Kamtchatka; le montagne vicine, però, invidiose della sua bellezza, lo sradicarono dalla penisola gettandolo in mare, lasciando il suo posto al Lago Kurile (ancora presente). 
La leggenda racconta una mezza verità. Infatti, i bassi fondali che separano l'isola della Kamtchatka erano emersi in era glaciale. Con lo scioglimento delle calotte, però, il mare si innalzò formando un'isola.





giovedì 11 giugno 2015

LA COSTRUZIONE CHE FA DISCUTERE: LA DIGA DI ASSUAN

Continuiamo il nostro viaggio nel mondo spostandoci dall'Australia all'Africa. Oggi studieremo più da vicino la Diga di Assuan, un'opera immensa situata nel sud dell'Egitto, che prende il nome da una delle tante città sorte sulla riva del Nilo.
Perché è stata costruita?
Come di certo sapete, la civiltà egizia è catalogata come "idraulica". Questo perché, per secoli, ha basato la propria economia di sussistenza sulle piene del fiume Nilo. Ogni anno, infatti, le acque provenienti dall'Etiopia si riversavano nella parte bassa del corso d'acqua, che, inondando, lasciava il limo sulle sponde, un sedimento che rende più fertile il terreno. E' per questo che le rive del Nilo sono state da sempre adatte all'agricoltura. Tuttavia, piene e periodi di secca non si presentavano sempre al momento giusto e spesso causavano molti danni ai raccolti. Ciò rese necessaria la costruzione di una diga che regolasse queste inondazioni.
La storia della costruzione
Il progetto per la costruzione prese avvio nel 1952, grazie alla collaborazione tra l'ingegnere italiano Luigi Gallioli e quello greco Donios. 
L'anno successivo l'Egitto avviò contatti internazionali per ottenere i finanziamenti utili alla realizzazione: USA e Gran Bretagna affermarono pubblicamente di essere disposti ad aiutare lo stato africano.
Tuttavia, il colonnello Nasser (allora a capo dello Stato), preferiva essere aiutato dall'Unione Sovietica, che prometteva anche forniture di armi. Gli USA, dunque, temporeggiarono. In realtà l'obiettivo di Nasser era quello di ottenere il maggior profitto possibile sia dal blocco occidentale che da quello orientale.
Il 19 luglio 1956, dopo la visita del ministro sovietico degli Esteri Dmitrij Sepilov in Egitto, gli USA decisero di ritirare la loro offerta. Lo stesso fece la Gran Bretagna il giorno seguente.
Nel frattempo, l'Egitto poteva contare sulle entrate dovute alla nazionalizzazione del Canale di Suez. Nel 1958, in piena guerra fredda, l'Unione Sovietica propose di pagare come regalo a Nasser un terzo delle spese di costruzione e fornire materiali utili alla realizzazione.
La costruzione iniziò nel 1960 e terminò il 21 luglio 1970. Il bacino era stato completato nel 1964 e da quel momento si cominciò a riempirlo fino a raggiungere la capacità massima nel 1976. 
Il costo totale della costruzione ammontò a 1 miliardo di dollari, al quale va aggiunta l'astronomica cifra di 90.000 persone sfrattate affinché non finissero a mollo.
Le paure degli archeologi
Gli archeologi erano contrari alla costruzione della diga in quanto molti templi (il più a rischio era quella di Abu Simbel) potevano essere sommersi. Nel 1960, l'UNESCO lanciò una grandiosa operazione internazionale per prevenire la perdita di importanti siti storici. Molti monumenti vennero spostati in luoghi più sicuri e alcuni regalati ai paesi che collaborarono in questa impresa, quali Italia, Spagna, USA, Germania e Olanda.
Un po' di (grandi) numeri
Lunghezza: 3600m
Larghezza: 980m
Altezza: 111m
Volume: 43 mln metri cubi
Generatori di corrente: 12 (175MW l'uno), generano più della metà della corrente elettrica egiziana
Se crollasse la diga, l'intero Egitto finirebbe inondato nel giro di pochi giorni.
Problemi ambientali
La costruzione della diga ha avuto un grave impatto ambientale. Le conseguenze più gravi sono:
1) sedimentazione nelle acque a monte della diga
2) erosione di quelle a valle
3) scomparsa di specie che migravano lungo il corso del Nilo
4) aumento della salinità dei delta (il Mar Mediterraneo è entrato nel fiume)
5) diminuzione della produttività della pesca
6) diminuzione della fertilità dei terreni
7) migrazioni di animali marini nel fiume 
8) ristagno idrico nelle acque vicine al fiume
9) inquinamento dovuto a fertilizzanti e pesticidi









mercoledì 10 giugno 2015

LO SPETTACOLO DEL LAGO ROSA: IL LAKE HILLIER

Molti laghi nel mondo si colorano di rosa per effetto dei fenicotteri che li popolano. Non è questo il caso del Lake Hillier, situato nell'arcipelago di Recherche, in Australia.
Il primo che ne parla nei propri resoconti di viaggio è Matthew Flinders (1802), navigatore e idrografo britannico.
Si tratta di un lago salato privo di affluenti, lungo 600m e separato dall'oceano da una sottile striscia di terreno, composta da dune di sabbia ricoperte da una vegetazione lussureggiante.
La sua forma ricorda quella di un'impronta umana. Il lago è circondato da alberi di eucalipto.
Il colore rosa delle acque è permanente e si mantiene anche se travisata in un recipiente. Ma perché assume questo pigmento? L'insolita colorazione è dovuta alla presenza di alcune alghe (come la Dunaliella Salina) e quando le acque raggiungono un elevato livello di salinità, l'alta temperatura e la luce solare fanno in modo che tali alghe accumulino il pigmento rosa, il beta carotene, composto da carotenoidi. Il pigmento assorbe la luce del sole per produrre energia, rilasciando così la colorazione nell'acqua. Un'altra teoria vuole che il colore rosa sia dato da batteri Halophilic, che vivono nelle croste di sale della superficie del lago.
Il Lake Hillier è l'esempio più emblematico di laghi rosa. Altri sono: Retba (Senegal), Masazirgol (Azerbaijan), Pink Lake (Australia), Dusty Rose Lake (Canada), Field of Pink Lakes (Australia), Hutt Lagoon (Australia), Quaihading Pink Lake (Australia), Salina de Torreveja (Spagna).