La nascita dei primi trulli risale all'epoca preistorica, quando, nella Valle d'Itria, cominciarono a diffondersi i tholos, costruzioni a volta con lo scopo di seppellire i defunti.
I trulli più antichi di Alberobello sono datati XIV secolo: Roberto d'Angiò, principe di Taranto e re di Napoli, assegnò al Conte di Conversano queste terre disabitate come premio per i servizi resi durante le Crociate. La zona venne popolata di nuovo e furono fondati nuovi villaggi, come quello di Noci.
La costruzione a secco (senza malta) dei trulli venne imposta ai nuovi coloni di modo che le abitazioni potessero essere smantellate in fretta per evitare le tasse sugli insediamenti imposte dal Regno di Napoli. La maggior parte degli storici crede che questa tecnica fosse obbligata anche per le condizioni geografiche del luogo, che abbondava della pietra calcarea.
A metà del XVI secolo quest'area era occupata da una quarantina di trulli ma fu solo nel 1620 che Alberobello si separò dalla vicina Noci, acquisendo una propria autonomia. Nel 1797 il villaggio ottenne il titolo di città reale dal Re di Napoli Ferdinando IV di Borbone.
La pianta del trullo è approssimativamente circolare con gli ambienti interni distribuiti intorno al vano centrale.
Lo spessore delle mura e la scarsa presenza di finestra assicurano un ottimale equilibrio termico: calore in inverno, freschezza in estate.
Il tetto è composto da una cupola di lastre calcaree orizzontali, le chianche, posizionate in serie concentriche.
La chiave di volta è decorata con motivi di carattere spirituale o propiziatorio.
In molti dei trulli è presente un cornicione sporgente dal tetto utilizzato per la raccolta delle acque piovane in apposite cisterne.
Dal 1996, i trulli di Alberobello sono beni protetti dall'UNESCO.
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